ZITTA ZITTA QUATTA QUATTA

È un anno intero che non scrivo più sul blog, e me ne dispiaccio, perché di cose ne ho fatte in questi dodici mesi. Prima tra tutte, sono finalmente presente in libreria. Sì, le mie traduzioni si trovano tra gli scaffali! Ci sono i lavori per la Newton Compton: Il falsario di Auschwitz, Le bibliotecarie di Lisbona, Questa canzone (non) è per te e Amore, zucche e cannella. E da qualche parte si trovano anche la traduzione per Edizioni Theoria, Il pensiero cinese di Marcel Granet, e le nuovissime per La Vita Felice, Parigi 1867 di Victor Hugo e L’elogio del brutto, per il quale ho tradotto i testi di Charles Baudelaire.

Che cosa significa, per una francesista come me, tradurre Hugo e Baudelaire? Innanzitutto, comporta una gran fifa. Non stiamo parlando degli esordienti della porta accanto – senza nulla togliere agli esordienti della porta accanto, che magari diventeranno pure molto importanti – ma di pietre miliari della letteratura, di autori conosciuti almeno di nome anche da chi non legge niente da un lustro.

Quando l’editore mi ha chiesto di tradurre questi testi, ho tentennato. Per Baudelaire mi sono convinta con più facilità, perché l’ho studiato e amato fin dal liceo, ma Hugo… Parigi 1867 è un manifesto a mio avviso fondamentale e attualissimo, che tratta temi universalmente validi. Un momento, vado a cercare la mia citazione preferita nell’agenda. Scartabello un po’… ah, l’ho riportata solo in francese. Ancora un secondo, ora recupero la versione definitiva che mi ha inviato l’editore. Victor Hugo, dove sei? Okay, apro il PDF. Cerca: “libertà”. Un bel copia e incolla et voilà, la citazione è servita:

La libertà del cuore umano rispettata allo stesso modo della libertà dello spirito umano, poiché amare è sacro quanto pensare.

Sbam! Mi sia concessa questa onomatopea poco elegante, ma, insomma, amare è sacro quanto pensare. Per me non occorre aggiungere altro. Sono ovviamente andata a cercare quale fosse il pensiero di Hugo nei confronti di quella che oggi chiamiamo comunità LGBTQ+ e ho trovato diversi articoli, varie tesi universitarie e parecchi forum nei quali si disquisiva della presenza di personaggi queer nei romanzi del nostro caro francesone. Inutile dire che dovrò mettermi a leggere con occhio molto attento almeno I miserabili e Notre-Dame de Paris.

Vivere in pace, è forse così assurdo? Arrivata a questo punto del testo ho rischiato di commuovermi. Immagina, sei alle prese con un autore cardine, un uomo a cui persino Mazzini e Garibaldi chiedevano consiglio per portare a buon fine l’unità d’Italia, sei a livelli di concentrazione massimi e ti ritrovi davanti una domanda spiazzante. È forse così assurdo? Eh, che gli vuoi rispondere? Pare di sì. Caro Victor Hugo, sembra proprio che a distanza di quasi 160 anni da quando hai scritto questo meraviglioso trattato di pace, amore e fratellanza, l’umanità non sia ancora in grado di vivere in pace. Questo sì che è assurdo, non credi?

Il 1867 fu l’anno dell’esposizione universale a Parigi, un evento carico di un’aspettativa immensa, preannunciato come punto di rottura, motore del progresso, e per il buon Hugo fu un ottimo pretesto per parlare di Europa unità, o meglio, di una nazione che aveva i confini dell’Europa, ma si chiamava Umanità ed era aperta al resto del mondo. Che pazzo visionario.

Ho scoperto solo dopo la pubblicazione che esiste anche una versione del 2002 (con traduzione di Anna Maria Brogi, edita Medusa Edizioni). Proverò a recuperarla, per vedere se la situazione in cui versa il nostro povero pianeta al momento mi ha influenzata in alcune scelte traduttive.

Infine, una notizia freschissima. Il 22 dicembre uscirà una mia traduzione dall’inglese per la Digital Vintage di un romanzo gotico finora inedito in Italia. Non ti dico di più, così ho una scusa per tornare a scrivere anche con l’anno nuovo. Ti lascio solo qui sotto la copertina, per solleticare la curiosità.

E, con questa anteprima, non posso che dirti: ci rileggiamo a gennaio!

Alla prossima e… Avanti tutta!

3 Comments on “ZITTA ZITTA QUATTA QUATTA”

  1. Ciao Giulia!!!

    Complimenti davvero per avere tradotto quei Nomi!!!

    Ci credo tu ti sia assentata dal blog per un anno, con Hugo non si scherza. Quali scelte traduttive pensi che siano un po’ “soggettive”?

    A ogni modo, tradurrai mai 1793? Io lo lessi alla fine della terza superiore.

    Hai mai letto Zola? Quest’estate ho letto Therèse Raquin, impressionante!

    Dammi pure dei titoli, giuro che questa volta non ci metto un anno intero a dire: “devo rispondere a Giulia”.

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    • Ciao Fiore, non è colpa di Hugo se mi sono assentata dal blog, è stato un anno frenetico e ho sempre rimandato.
      Non so dirti se tradurrò altro di suo, di certo mi piacerebbe.
      Da francesista ho dovuto leggere Zola, rientrava tra le letture imposte. Chissà se rileggendolo in libertà non mi piaccia di più.

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      • Ciao Giulia, capisco benissimo!

        Sarebbe molto bello in effetti

        Imposto a scuola, giusto? Che libri in particolare?

        Ti auguro delle ottime Feste!!!

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