DI BORGHI, VINI E LATTICINI

(ovvero: le mie grosse grasse vacanze italiane)

Ancora non ci credo che siamo arrivati alla fine dell’estate. Un po’ perché me ne sono giocata una parte in quarantena, un po’ perché sono rientrata dalle ferie da neanche una settimana.

La meta delle vacanze di quest’anno è stata l’Italia. Borghi poco conosciuti, cittadine visitate diversi anni fa. Di tre regioni: Toscana, Lazio e Umbria, perché comunque in due settimane era complicato fare di più, con l’aggiunta di una penultima tappa al mare nelle Marche e l’ultima in montagna nel Trentino.

Sono state le ferie ideali perché per due intere settimane non ho minimamente pensato al lavoro. Non appena si affacciava un pensiero tipo: “Quando torno dovrò darmi una mossa con quella traduzione”, c’era uno scorcio particolarmente suggestivo o un piatto eccezionalmente succulento a distrarmi. Certo, al mio rientro ho passato un’intera giornata solo a controllare le mail ricevute, ma ne è valsa la pena.

Che cosa ho imparato in queste vacanze itineranti?

Uno: che non bisogna sopravvalutare i materassini che hai in dotazione quando dormi in tenda, altrimenti tanto vale buttarsi su un sasso lì di fianco.

Due: che spesso e volentieri i borghi che sembrano più insignificanti nascondono in realtà perle in attesa di essere scoperte, pronte a risplendere non appena giri l’angolo. Non per niente esiste un elenco di tutti i borghi più belli d’Italia.

Tre: che non puoi mai dire di aver già visto un certo posto perché quando ci ritorni, alcuni anni dopo e magari con persone diverse, beh, anche quel luogo è diverso. Un esempio su tutti, Gubbio, in Umbria. Ci sono stata tempo fa con un campo estivo, avrò avuto 16 o 17 anni. Quando la settimana scorsa ci sono tornata mi sono detta: “Ma io dove stavo guardando?”

Quattro (ma questo lo sapevo già): che puoi aver già pranzato, fatto merenda o cenato, non importa, se scorgi anche solo con la coda dell’occhio un menu con piatti tipici o una gelateria invitante, la tua mente ti ricorda che sei in ferie e che sarebbe un peccato non assaggiare almeno una cosina piccina. Così ti ritrovi a fare sette pasti al giorno e a fine vacanza hai anche il coraggio di chiederti come mai hai una leggera acidità di stomaco.

Da brava lettrice e bibliotecaria in formazione, però, ho sempre trovato un momento per dare uno sguardo alle librerie. Ne ho trovate di piccoline e caratteristiche, di grandi e di gigantesche. Alcune erano tutte strette e ingombre, altre larghe, spaziose e traboccanti di novità. Alcune si trovavano in chiese sconsacrate, altre in palazzi fastosi.
Ho letto poco durante queste ferie, ma in compenso ho accumulato tanta ispirazione. Chissà che non porti qualche frutto.

Comunque, come ti dicevo, l’ultima tappa è stata in Trentino. Già dall’anno scorso, per Natale, papà ha aderito a un progetto bellissimo promosso dalla Valsugana e dal Lagorai: adotta una mucca.
In pratica si sceglie una malga, con relativa mucca, e si paga una quota corrispondente al valore dei prodotti che potrai ritirare alla malga stessa. Nel nostro caso abbiamo anche deciso di pranzare sul posto. Agevolo immagine esplicativa.

All’appello mancava solo la terrina di formaggio fuso.

Qui sotto ti lascio la lista di tutti i posti visitati nelle due settimane itineranti, divisi per regione e con un breve commento tra parentesi tutt’altro che esaustivo:

Toscana:
San Gimignano (borgo di torri e panorami)

Volterra (borgo di artigiani)

Monteriggioni (roccaforte di Assassin’s Creed)

San Galgano (l’abbazia nel nulla e la spada nella roccia)

Chiusdino (piccolo borgo abbarbicato)

Lazio:
Bagnoregio e Civita di Bagnoregio (la città che muore, costruita nel/sul tufo)

Bolsena (dove c’è il lago!)

Bomarzo (nel 1500 il grande capo di questo borgo ha deciso di farsi costruire un giardino con statue giganti, chiamato il Sacro Bosco o Parco dei Mostri)

Vitorchiano (ci hanno girato l’Armata Brancaleone)

Greccio (il borgo dei presepi)

Rieti (il centro d’Italia)

Umbria:
Orvieto (quant’è bello il Duomo!)

San Gemini (borgo che elogia la vita lenta; se mai ci passi e trovi aperto un posto che si chiama Taverna Malanotte, mangiaci e dimmi com’è, perché l’ho sempre trovato chiuso e sono troppo curiosa)

Piediluco (qui c’è un altro lago!)

Marmore (chiedo venia, ho visto solo le cascate, che meritano)

Spoleto (su fino alla rocca e poi di nuovo giù per vedere il Duomo, così un panino al cinghiale non te lo toglie nessuno)

Montefalco (bevi Sagrantino)

Assisi (quant’è bella Assisi, sempre)

Perugia (ho fatto merenda con cappuccino, maritozzo alla panna e cioccolatini)

Gubbio (la piazza principale è sospesa su dei giga voltoni)

Marche:
Sirolo (il mare è bello, la crescia è buona)

Trentino:
Grigno e Ospedaletto (da qui passa la ciclabile della Valsugana che arriva fino a Trento)

Malga Scura (specialità panna cotta. Oh, quella panna cotta)

E così, arricchita da un bagaglio unico, sto cercando di riprendere la routine e gli impegni quotidiani, che in fondo in fondo un pochino mi mancavano.

Alla prossima e… Avanti tutta!

2 Comments on “DI BORGHI, VINI E LATTICINI”

  1. Vacanze itineranti, il mio sogno. Prima o poi le farò.
    In Italia credo si possa girare per anni e trovare sempre qualcosa di nuovo e bellissimo.
    Tutto bagaglio da immagazzinare.
    Bello bello bello

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