IL MIO SALONE DEL LIBRO DI TORINO 2024

Ho tentato di iniziare questo articolo un paio di volte, prima di rendermi conto che non sapevo bene dove volevo andare a parare. Devo essere sincera, non so con esattezza che taglio dare a questo resoconto, perciò mi limiterò a seguire il flusso di coscienza – una strategia che in passato non è andata malaccio.

Da tre anni a questa parte, quando parto per Torino, so che prenderò una Freccia da Bologna fino, tendenzialmente, Porta Susa e in treno mi riempirò la testa di aspettative, sogni a occhi aperti, speranze. Una volta scesa in stazione, prenderò il cellulare, aprirò le mappe e camminerò fino all’appartamento designato. Quest’anno, dopo 44 minuti di camminata e una sosta al mercato per comprarmi il pranzo (pasta fresca ripiena di ‘nduja e stracciatella, perché questo corpo mortale necessita nutrimento), sono approdata nella casa che per due giorni avrei condiviso con Flavia, altra socia della Bottega nonché una delle mie tre buddy di supporto.
A questo punto dovrei aprire una parentesi su che cosa sia una buddy, all’incirca una compagna-collega, ma mi limiterò a lasciare il riferimento preciso del progetto qui.

Il primo giorno di Salone, giovedì, ho varcato le vetrate del Lingotto carica come una mina, con l’incombenza di andare a sbirciare le mie nuove traduzioni appena pubblicate. Ecco che la mina è diventata un palloncino sgonfio, perché con mia grande tristezza ho scoperto che due delle tre traduzioni che avrebbero dovuto essere pronte per il Salone non erano state stampate. Oh, me misera, me tapina. Ho vagato per un po’ senza meta, riconfortandomi piano piano mentre occhieggiavo libri e case editrici, tra un acquisto di libri e un saluto a colleghi e colleghe.

Nell’appartamento con Flavia sono stata mercoledì e giovedì, quindi venerdì mattina, dopo una sorprendente colazione in un baretto che mi ha procurato una sfoglia alla ricotta appena sfornata (voi sì che sapete come far iniziare la giornata con il piede giusto), mi sono trasferita da Mariangela, altra socia della Bottega, nonché collega con cui ho condiviso un progetto di traduzione.
È successo che venerdì sera siamo uscite in compagnia in centro a Torino e alle 2 di notte ci siamo ritrovate a provare la presentazione che ci avrebbe viste protagoniste 10 ore dopo.

Ecco la prova di quanto riusciamo a essere professionali. Da sinistra: Mariangela, Annarita (presidente della Bottega), Francesca e la sottoscritta.

Abbiamo parlato di traduzione, sfide traduttive, scouting e lavoro di squadra. Qui la presentazione, puoi anche ascoltarla mentre fai altro, non ci offendiamo.

Sabato, finita la presentazione e sull’onda di una scarica di adrenalina, ho vagato felice e contenta per gli stand, salutando e abbracciando gente. E un po’ prima delle 16, dopo che mi sono ritrovata a rincorrere la persona sbagliata per restituirle la mappa della fiera che non aveva perso, ho deciso di levare le tende e andare a prendere il treno per tornare a casa.

I sogni e le aspettative della partenza non sono stati esauditi, ma ci sono state altre sorprese soddisfacenti, di cui spero di poterti parlare al più presto.

E per finire vorrei ringraziare, in rigorosissimo ordine dettato dal flusso di coscienza:
Flavia, per aver condiviso la casa con me;
Mariangela, per avermi ospitata e aver pazientato durante i miei picchi di emozione;
Clelia, per il whisky e le confidenze;
Ilaria, perché non doveva venire al Salone, ma ha comprato il biglietto quando ha saputo che presentavo;
Francesco e Marta (e il loro paggettooooo!!), perché sono la royal couple più figherrima che ci sia;
Cristina, perché ha vinto la prova di traduzione di Bologna facendomi arrivare seconda, e ho rosicato, ma quando ho saputo che la vincitrice era lei sono stata felicissima;
Valentina, un’altra mia buddy, perché durante una riunione ci ha comunicato con un’umiltà rara che: ha vinto il torneo letterario IoScrittore, ha pubblicato una dilogia fantasy e che sarebbe stata protagonista di un firmacopie proprio al Salone. Io cell’ho la sua dedica!
Tutte le ragazze con cui ho condiviso un turno o fatto due chiacchiere allo stand della Bottega (Giovanna, Valeria, Francesca, Martina, Maddalena, Sara…), vi abbraccio forte;
Le fantastiche sei del Direttivo della Bottega, perché si fanno in quattro per rendere più umano e accessibile il mondo della traduzione.

Con questo resoconto chiudo ufficialmente l’esperienza SalTo 2024 e comincio a lavorare su idee, spunti, proposte, sperando di tornare a Torino l’anno prossimo e non sentirmi più, neanche per un secondo, un palloncino sgonfio.

Alla prossima e… Avanti tutta!


2 Comments on “IL MIO SALONE DEL LIBRO DI TORINO 2024”

  1. Dal fiume di parole in rapida successione che si legge, il palloncino sgonfio è durato poco.

    Comunque sono stati cativoni a non stampare prima del Salone, cativi cativi.

    L’importante è credere in quello che si fa e farlo bene, il resto arriva.

    Bravi bravi

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